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Il Modello Teorico

L’approccio teorico del lavoro fa riferimento al modello teorico della psicoterapia della Gestalt Analitica che nasce come approccio integrato tra la terapia della Gestalt di Fritz Perls e la psicologia Analitica di C. G. Jung.

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La psicoterapia della Gestalt Analitica guarda alla persona con approccio olistico che sottolinea costantemente la relazione circolare e imprescindibile che esiste tra corpo e mente, tra conscio e inconscio e tra individuo e ambiente. Attenzione importante è data al corpo sul quale eventi, vissuti, emozioni, ricordi lasciano segni profondi e visibili sotto forma di posture, tensioni, contratture, dolenzie. Lavorare passando anche attraverso questi aspetti corporei contribuisce al raggiungimento di una armonia globale.

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Dalla psicoterapia della Gestalt si mutua l’attenzione sul momento presente del paziente, sulla consapevolezza e la valorizzazione della sua intenzionalità e responsabilità come mezzi per il raggiungimento di un’esistenza piena, caratterizzata da un quotidiano autentico “esserci” nel mondo.  Scopo della terapia è anche quello di mettere il paziente in contatto con le proprie emozioni e i propri bisogni incompiuti, spesso alla base di molti sintomi nevrotici; attraverso la presa di coscienza e l’utilizzo delle proprie risorse il paziente è stimolato ad agire nel proprio mondo, a manipolare attivamente la propria realtà per operare dei cambiamenti.

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Il contributo della Psicologia Analitica è dato per quanto attiene l’analisi del profondo. Compito di questo approccio è quello di allargare e approfondire lo sfondo di lavoro. Il campo di azione si amplia in quanto si parte da tematiche presenti e bisogni attuali, per poi giungere, come uno scavo archeologico, a ciò che vi sta sotto, analizzando la storia personale del paziente con i suoi aspetti e significati inconsci, fino ad arrivare in luoghi ancora più antichi, comuni a tutti gli uomini, propri dell’inconscio collettivo. Strumenti d’elezione in questa fase del lavoro sono l’analisi dei sogni, delle immagini e l’utilizzo dell’immaginazione attiva.

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